|
lezioni partecipate,esercitazioni individuali e di gruppi, laboratorimetodologia didattica di Enterprise sanità:Per la trasmissione dei contenuti teorici utilizziamo le lezioni partecipate, quale fondamentale modalità di riflessione e rielaborazione della propria professionalità e del ruolo. Lezione: in quanto elemento di integrazione delle informazioni e delle competenze Partecipata: perché lasciando ampio spazio alle discussioni ed agli interventi, possiamo valorizzare il capitale di conoscenza di cui l’organizzazione già dispone, aumentando la motivazione ma anche sostenendo il processo di “learning organization” che è fondamentale in una logica di tutoraggio. Siamo infatti dell’avviso che solo attraverso un focus relazionale, sia possibile confrontarsi e auspicabilmente collaborare, trovando quindi spunti di riflessione sia sulle situazioni critiche sia sui filoni di contenuto. Le esercitazioni sia individuali, sia in piccoli gruppi, servono permettere un’elaborazione profonda dei concetti e l’emergere di emozioni da parte dei presenti, con una logica di evocazione sia delle emozioni correlate alla situazione, sia delle “competenze inconsapevoli” mi piace definire così quella parte del sapere esperienziale che porta ad assumere il giusto comportamento in modo automatico. Questo processo decisionale intuitivo è prezioso per la prassi quotidiana, ma a dirigenti e quadri si chiede di più: chi ha funzioni di coordinamento deve essere in grado di “smontare” l’intuizione in fasi riconoscibili e trasmissibili con argomentazioni logiche. Il capo non può infatti dire “fai così perché te lo dico io!” Lo stesso discorso vale per chi si occupa di tutoraggio, ed in linea di principio dovrebbe essere applicato nelle relazioni con i pazienti ed i loro familiari. Tra le esercitazioni utilizziamo molto i role play “drammatizzando” esempi e casi portati dai partecipanti, che in questo modo possono veder rappresentata concretamente davanti agli occhi la loro realtà lavorativa. Il fatto di “giocare” o “drammatizzare” l’evento raccontato ha anche altri vantaggi didattici: primo fra tutti è un acceleratore di processo. Sappiamo, infatti, che il racconto di un evento relazionale può essere soggetto ad una serie di letture quasi infinita, e si presta frequentemente al “rilancio” del problema, mentre la rappresentazione è un “micro evento” a cui tutti assistono contemporaneamente. Sostituendo la narrazione di “Tizio ha detto, e Caio a risposto, e allora è successo che….” con una rappresentazione con più attori, che hanno un canovaccio di ruolo, ma utilizzeranno il proprio discernimento, agiranno i propri vissuti emozionali e soprattutto prenderanno decisioni (più o meno consapevoli) in funzione degli stimoli ricevuti , possiamo uscire dalla trappola di una valutazione ex post di un evento passato e concentrare l’attenzione sulle “buone idee” messe in pratica in situazione, proiettando quindi le risorse intellettuali verso il futuro. Il trainer , in questa logica, è un accompagnatore di processo: utilizza i contributi teorici per stimolare riflessioni, ma è soprattutto il garante di del “setting” didattico che deve essere un luogo di elaborazione e sperimentazione protetta (e possibilmente divertente…). << torna alla pagina iniziale della metodologia didattica
|
|
|