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IL TUTORAGGIO INFERMIERISTICO aula e repartoOLTRE LA DISTINZIONE TRA TEORIA E PRASSIIl tirocinio è considerato dagli studenti un momento fondamentale della formazione: si mettono in pratica le proprie competenze, ma ci si confronta anche con i limiti, le paure, le aspettative proprie ed altrui. E sopratutto ci si avvicina ai pazienti, con tutte le implicazioni cognitive ed emotive. Una grande infermiera, che è stata anche una eccellente tutor, aveva l'abitudine di dire che l'infermiere "è un lavoro che si fa con la testa, con le mani e con il cuore". Mi pare che non ci sia un modo migliore per identificare le priorità di un tirocinio: La testa: perché le competenze bisogna averle, e bisogna sviluppare la capacità di applicarle Le mani: perché il sapere teorico diventa assistenza attraverso il fare. Ed il fare dell'infermiere ha come protagonista il paziente: una persona che soffre e spesso è spaventata Il cuore: o la pancia, o la pelle ... Non è un patetico appello alla "missione" ma la semplice evidenza della carica emozionale della professione. Senza empatia non si può fare buona assistenza, ma soccombere all'emozione è dannoso per il professionista e per il paziente. Nel tirocinio gli allievi affrontano questa realtà per la prima volta, ed è importante che vi sia uno spazio di elaborazione. Tra aula e reparto non dovrebbe esserci una cesura schizofrenica: quel che si insegna dovrebbe almeno somigliare a quel che si fa.... Ma è anche importante che i tutor che accompagnano il processo di apprendimento e di integrazione degli allievi nei due diversi ambiti si scambino informazioni articolate e tempestive per sostenere gli studenti e per sviluppare programmi di tirocinio realisticamente fattibili, utili agli allievi e coerenti con il piano di studio. Un grosso lavoro? senza dubbio. Il premio è la soddisfazione degli studenti, e dei tutor, che vedono la possibilità di misurare concretamente i propri progressi e i propri problemi.
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